Avevo 21 anni e anche se non è
passato tanto tempo (ci tengo a specificarlo), l' osteopatia non era
diffusa come lo è ora, almeno dalle mie parti. Me ne aveva parlato un
imbianchino da cui lavoravo in estate per arrotondare un po', a sentir
lui faceva miracoli. Mi ricordo che mi disse: " prima andavo da un
intonacatore a farmi mettere a posto la schiena, poi ho scoperto l'osteopatia e da
quando è successo sto da Dio".
Ai tempi frequentavo il secondo anno
di fisioterapia e pensai che l'intonacatore avrebbe fatto meglio a
occuparsi dei muri e che a fare meglio di lui si faceva presto...
In
quel periodo mia sorella soffriva di forti emicranie, una volta al mese
le venivano questi attacchi di mal di testa così forti che non riusciva
più a fare niente.
Diverse volte siamo dovuti andare a prenderla a
lavorare perché non era in grado di guidare. Le passava solo con un
farmaco specifico che la faceva dormire 10-12 ore, ma rimaneva
intontita un'altra giornata buona. Così un giorno decise di fare una
visita dall'osteopata di Reggio dal quale andava l'imbianchino. Io in un
misto di curiosità e scetticismo ero deciso ad accompagnarla.
Questo signore dopo averla intervistata le fece togliere i pantaloni e
la maglietta e una volta in piedi le disse che aveva un problema sul
bacino e uno sul diaframma, poi si mise a palpare il cranio. A quel
punto iniziai a tempestarlo di domande: Perché il cranio dovrebbe
muoversi? Cosa centra il mal di testa col diaframma? E col bacino?
Così lui mi fece riflettere sull’anatomia che avevo studiato: che il
cranio era formato da diverse ossa articolate tra di loro, che
all’interno le meningi rivestivano il cervello e li midollo spinale e si
andavano a inserire sull’osso sacro, che nei fori del diaframma ci
passavano l’esofago e diversi nervi che nascono dalla zona cervicale e
che una tensione in queste aree (anche se distanti) poteva influenzare
il cranio e quindi contribuire al mal di testa. Più domande gli facevo,
più risposte lui mi dava, con un sorriso sotto i baffi di chi si è
chiesto le stesse cose a suo tempo.
Le emicranie di mia sorella si attenuarono parecchio, imparò degli esercizi di respirazione diaframmatica che le davano un grosso aiuto e i giorni immediatamente successivi mi disse che non si era mai sentita così leggera. Quindi se oggi sono qui a provare a fare l’osteopata, lo devo al mio amico imbianchino che tra una parete e l’altra mi parlava del mio futuro mestiere, a mia sorella che ha voluto provare una strada alternativa per curarsi e al mitico Dottor Torrisi e alla sua pazienza coi ragazzi curiosi.
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